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Esperienze di premorte: se ne parla su Karmanews

Esperienze di premorte: se ne parla su Karmanews

Nde:ai confini della vita

E' possibile esplorare gli estremi limiti della coscienza, vedere dove la mente può spingersi, anche oltre i limiti del corpo, fino a varcare la soglia che separa l’aldiqua dall’aldilà? Una sfida per la scienza medica, suffragata però dalle centinaia di testimonianze di chi, uscito dal coma, descrive cosa ha visto nelle due dimensioni.

Non passa giorno senza qualche nuova scoperta sul cervello, quel meraviglioso e straordinario organo che controlla tutta la nostra vita. Grazie alle moderne tecniche di visualizzazione dell’attività cerebrale, come la Pet e la Risonanza magnetica funzionale, oggi possiamo esplorare l’interno del nostro cranio nel momento stesso in cui proviamo emozioni, formuliamo pensieri, dormiamo e sogniamo. Ma tutto si riduce all’attività cerebrale? La fine del cervello corrisponde al termine della nostra vita? Non tutti ne sono convinti, ad esempio coloro che raccontano di essersi affacciati oltre la dimensione terrena e di ritorno riferiscono, con ricchi e coloriti dettagli, le proprie esperienze. Che sono simili, se non spesso identiche, in ogni parte del mondo, cultura, credo religioso. Persino tra persone che si sono sempre dichiarate non credenti, atee.

Esiste una coscienza fuori dal corpo?
Esplorare gli estremi limiti della coscienza, vedere dove la mente può spingersi, anche oltre i limiti del corpo fino a varcare la soglia che separa l’aldiqua dall’aldilà è una sfida per la scienza medica. E’ possibile? Da sempre l’uomo si interroga se la vita alla fine si riduca alla manciata di decenni che trascorriamo sulla terra. Oppure se la coscienza sopravviva alla morte del cervello, il suo supporto naturale.Può esistere una coscienza fuori dal corpo? Di anima si sono sempre occupati la religione e, fino ad un certo periodo storico, la filosofia. Oggi di coscienza fuori dal corpo, o extracorporea, si occupano ricercatori nati e cresciuti nel solco della medicina ufficiale. Il fenomeno è quello delle Nde (dall’inglese near death experiences, esperienze di premorte) ed uno dei suoi maggiori studiosi internazionali è Enrico Facco, professore di anestesiologia e rianimazione all’Università di Padova, neurologo ed esperto di terapia del dolore e ipnosi clinica.
Facco è convinto che le esperienze riferite da persone che si sono trovate alle soglie della morte, ad esempio a seguito di un arresto cardiaco con successiva rianimazione, non possano liquidarsi semplicemente come effetti di insulti cerebrali, scarsa affluenza di ossigeno al cervello o impiego di farmaci. Tanto da dedicare a questi fenomeni uno studio assiduo, la pubblicazione di articoli sulle riviste scientifiche internazionali ed un intero trattato dal titolo Esperienze di premorte. Scienza e coscienza al confine tra fisica e metafisica (Edizioni Altravista).L’argomento NDE è tra quelli che non smettono di interessare gli scienziati. Tanto per coloro che ritengono il fenomeno se non una prova, un indizio di altre dimensioni di esistenza oltre quella terrena, sia per quanti lo concepiscono come prodotto di una alterata attività cerebrale. Di recente la rivista medica Resuscitation, dedicata alla rianimazione, ha pubblicato un articolo dell’antropologo medico Philippe Carlier in cui riporta la più antica descrizione NDE, risalente al 1740 circa, fatta da un medico militare, Pierre-Jean du Monchaux (1733-1766). Questi riferì di un paziente che dopo un salasso e successiva sincope, risvegliatosi dallo stato di incoscienza raccontò che, “dopo aver perso tutte le sensazioni esterne, vide una luce così pura ed intensa da pensare di essere in cielo” (letteralmente: nel Regno del Beato). Ricordava questa sensazione molto bene, ed affermò che in tutta la sua vita non aveva mai avuto un momento migliore.

Il successo della ricerca NDE
La sigla deriva dall’inglese near-death experience, val a dire “esperienze di pre-morte”. Sigla, in cui sono molto abili gli americani, che ha contribuito al successo nello studio di questi fenomeni.

Dire NDE, infatti, non equivale necessariamente a parlare di aldilà o di dimensioni sovrannaturali. Definisce semplicemente il fatto che nel nostro cervello in condizioni estreme, come la perdita di coscienza con rischio di morte (ad esempio un coma post-traumatico), accadono fenomeni differenti da quando abbiamo uno stato di coscienza normale. Da sempre nella religione, nella mitologia e nell’esoterismo, esistono racconti di persone che sostengono di essere “tornate dall’aldilà”. Ma lo studio medico e scientifico delle NDE, i racconti di coloro che a seguito di traumi o arresti cardiaci, sostengono di avere visitato un’altra dimensione, diversa da quella terrena, risale soltanto a qualche decennio fa.
Nel film Hereafter di Clint Eastwood, in cui si affronta il tema della morte e del dopo, c’è un personaggio ispirato ad uno dei primi medici che hanno affrontato lo studio delle NDE, la psichiatra svizzera Elisabeth Kübler Ross.

Interpretazioni delle NDE
Se parliamo di durata dell’esperienza NDE, cioè di come la vive la persona che in seguito la racconta, dobbiamo tenere conto che in questa presunta “dimensione” in cui si trova la coscienza le categorie di tempo e di spazio sono sovvertite. Per fare un esempio, un sogno può durare pochi minuti, ma quando ci svegliamo e lo raccontiamo, può sembrare un’esperienza complessa e durata a lungo.
Se il cervello si viene a trovare in una condizione temporanea o prolungata di perdita di coscienza, ne subisce alterazioni chimiche e di funzionamento.

Di conseguenza, siccome un “residuo” di coscienza può sempre esistere fino alla morte, il cervello sperimenta fenomeni differenti dalla vita vigile di tutti i giorni, contatto con realtà esterna. Qui invece è tutta una realtà interna, che il cervello sperimenta come reale. Lo stesso fenomeno che accade nel sogno o nell’uso di certe droghe allucinogene. Del resto, il cervello può trovarsi in situazioni in cui scambia per reali le allucinazioni. Non ci sono spiegazioni scientifiche definitive, ma le varie interpretazioni fisiologiche delle NDE le interpretano come vissuti che sono conseguenza del coma post-traumatico, oppure di arresti cardiaci e scarso afflusso di ossigeno al cervello, conseguenze di un danno cerebrale, somministrazione di sedativi. In un concetto: conseguenza di alterate condizioni del cervello e della coscienza, a causa di traumi, malattie o uso di certi farmaci. Inoltre, per analizzare anche le interpretazioni psicologiche, la paura della morte e quindi la proiezione del nostro desiderio di vivere in eterno, potrebbero innescare un fenomeno suggestivo nel momento in cui il nostro corpo e il nostro cervello si venissero a trovare in pericolo di vita. Queste le interpretazioni “naturali” delle NDE. Vediamo ora quelle “soprannaturali” o paranormali.
Siccome esperienze “simil-NDE” vengono sperimentate anche al di fuori di condizioni estreme di pre-morte, ed esistono anche esperienze cosiddette “fuori dal corpo” (OBE), in condizioni pressoché normali, si ipotizza che quanto hanno sempre detto le religioni, certe filosofie, certi insegnamenti mistici, sia reale: esiste il corpo ed esiste una parte energetica che gli fornisce la vita: l’anima, la coscienza. Questa parte energetica che rappresenterebbe il motore vitale del corpo, sopravviverebbe alla morte del corpo. Venendosi poi a trovare, dopo la morte del corpo, in un’altra dimensione di esperienza: l’aldilà. Le NDE e le OBE sarebbero delle capatine, delle temporanee visite, in quest’altra dimensione di esperienza che chiamiamo aldilà.

Gli elementi comuni delle NDE
L’elemento più comune riscontrato nelle persone che hanno vissuto delle NDE è il senso di tranquillità nel venirsi a trovare in un’altra dimensione rispetto a quella materiale di tutti i giorni. Tutti provano la sensazione che esista qualcosa differente dalla limitata realtà materiale, che viviamo per qualche decina di anni su questa terra, e che soprattutto la coscienza possa venirsi a trovare in altre dimensioni di realtà. Tutto ciò lascia in chi ha vissuto una NDE il senso che la morte, come cessazione di tutto, in realtà non sia tale, ma bensì rappresenti un momento di passaggio verso altre dimensioni ed altre esperienze. Un altro elemento comune da parte di quanti hanno vissuto delle NDE è dare un significato più ampio e più profondo anche alla vita e all’esperienza terrene. Gli elementi più comuni emergenti dalle ricerche sono lo speciale senso di consapevolezza, la sensazione di trovarsi fuori dal corpo (l’esperienza dell’OOBE, out of the body experience), le sensazioni piacevoli, la visione del tunnel , di una luce particolare, un senso di pace e di amore per tutto l’esistente, la visione di parenti e amici defunti, la revisione della propria vita. Però va detto, che vi sono anche persone che hanno sperimentato NDE negative, paurose e terrificanti. Di solito si dice in percentuali “inferiori”, ma non vi sono studi e statistiche certe in questo senso.

Il tunnel di luce è uno degli elementi più caratteristici e significati, addirittura rappresentato in un famoso e spesso citato quadro del pittore olandese Hieronimus Bosh. Nel suo Ascesa all’Empireo (1500-1504), facente parte delle Visioni dell’Aldilà, si vede un gruppo di anime incamminate e guidate da angeli verso un tunnel, al termine del quale irradia una forte luce. Ma non è sempre presente nei racconti. Alcuni parlano di un varco, di un passaggio luminoso, di una porta. E’ pure soggetto ad interpretazioni naturali: sarebbe un residuato di memoria del canale del parto, quando nasciamo e, appunto, “veniamo alla luce”. Salvo che, in base alla nostre conoscenze attuali, il cervello non forma memorie così remote. Almeno a livello cosciente. Ed NDE sono state riferite anche da persone nate da parto cesareo.

Gli studi pionieristici di Raymond Moody
Lo psichiatra americano Raymond Moody è stato colui che storicamente ha dato inizio allo studio medico e psicologico delle NDE. Moody non ha mai fatto mistero del fatto di credere in una vita dopo la morte, già dal titolo del suo fortunatissimo libro divulgativo: La vita oltre la vita.
In un certo senso, Moody ha sempre cercato nelle NDE la dimostrazione scientifica dell’esistenza dell’aldilà. Spingendosi anche su posizioni fortemente criticate, riguardo ad esempio la possibilità di comunicare con i defunti, con tecniche che rappresentano la modernizzazione del vecchio spiritismo.

Diciamo che oltre ad essere l’iniziatore storico dello studio delle NDE, Moody non ha in seguito molto aiutato la causa dello studio scientifico delle stesse.
Ma altri ricercatori hanno proseguito il suo lavoro: il cardiologo olandese Pim van Lommel e colleghi nel 2001 ha pubblicato sulla rivista medica The Lancet i risultati di uno studio condotto per oltre dieci anni su 344 pazienti. L’indagine di Pim van Lommel – e successivi studi e considerazioni dello stesso ricercatore – sono tra i più citati dai sostenitori dell’ipotesi naturalistica e fisiologica delle NDE. L’indagine venne eseguita su 344 sopravvissuti ad arresti cardiaci per studiare la frequenza, la causa ed il contenuto delle loro NDE. Lo studio ne concluse che le NDE si erano verificate durante la perdita transitoria di tutte le funzioni della corteccia e del tronco cerebrale. Due parti fondamentali del nostro cervello che ci fanno essere coscienti e lucidi, oltre a mantenere attive le funzioni vitali del corpo. Di conseguenza, Pim van Lommel ne concluse che le NDE – pur con tutte le conoscenze che ancora non abbiamo su cervello, coscienza e memoria – sono un fenomeno naturale da imputarsi ad un funzionamento gravemente alterato del cervello, dovuto alla mancanza temporanea di ossigeno.

Le ricerche di Enrico Facco
Ma, come abbiamo detto all’inizio, vi sono anche medici e ricercatori quali Enrico Facco, neurologo, professore di anestesiologia e rianimazione all’Università di Padova, che pur riconoscendo le alterazioni del cervello in condizioni estreme, non concordano sul ricondurre le NDE solo ed esclusivamente nella sfera naturalistica. Ecco quanto ci ha risposto Enrico Facco al riguardo.
«Sono definite esperienze di premorte», spiega Enrico Facco «perché avvengono in condizioni critiche, in cui ci sia un pericolo di vita, potenziale o reale, o vissuto come tale dal soggetto. Sono esperienze molto intense con una tonalità che potremmo definire trascendente. Vale a dire visioni che trasmettono una sensazione di tipo metafisico. Sono racconti molto belli dal punto di vista del contenuto e hanno diverse caratteristiche.

Ognuno ha la sua esperienza, ma ci sono alcuni temi che sono fondamentali e ricorrenti in tutte le culture e in tutto il mondo. Questo è molto interessante perché ha un che di universale. I temi fondamentali sono il tunnel, con in fondo una luce, oppure no, a seconda del caso. La visione di una luce che non ha caratteristiche né naturali né artificiali, ma ispira trascendenza. Profondissime sensazioni di pace e benessere. Si possono avere incontri con entità, spesso non definite, o definite come “esseri di luce”. Solo in una categoria, per la verità molto ristretta, vi sono visioni di figure, santi o altro, che appartengono alla religione di appartenenza. C’è un incontro con persone decedute, parenti o amici, qualche volta con persone non conosciute, estranee. C’è una visione olografica della propria esistenza: in un attimo si ripercorre tutta la propria vita, come se fosse un riassunto».
Da ciò spesso ne deriva che la persona protagonista di una Nde torni alla propria vita quotidiana profondamente trasformata. Un po’ come accade alla protagonista femminile del film Hereafter. «Tutto ciò può anche portare a cambiamenti importanti nella vita di queste persone», sottolinea Enrico Facco. «Magari uno decide di cambiare lavoro. Oppure di divorziare. Anche per questo è importante che i professionisti della salute conoscano questo tipo di esperienze e non le liquidino semplicemente come allucinazioni. Sono esperienze intense, racconti coerenti, che non hanno nulla da spartire con tutto ciò che conosciamo su allucinazioni, deliri ed effetti di droghe. E soprattutto spesso cancellano la paura angosciosa della morte che ognuno di noi si porta appresso».
Insomma, resta aperto e vivace il dibattito tra ricercatori se le NDE debbano collocarsi al di qua o al di là della vita terrena. E il fatto che se ne continui a discutere così intensamente, attraverso articoli, servizi tv, interviste, film, libri, persino fumetti, ci fa ritenere che l’argomento, almeno lui, resterà vivo ancora a lungo.

Pierangelo Garzia

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