Iscriviti e restiamo in contatto!

Iscriviti gratuitamente alla nostra newsletter per rimanere aggiornato sulle ultime uscite

Dopo il caso Muamba. A volte (spesso) ritornano

Dopo il caso Muamba. A volte (spesso) ritornano

Il campione resta in coma 78 minuti, poi si risveglia. Un anestesiologo padovano certifica che accade nel 15-18 per cento degli arresti cardiaci. E racconta le incredibili esperienze di 20 pazienti dati per morti.

Lui è tornato. Dopo 78 minuti di convulsa rianimazione, parte dei quali trascorsi apparentemente senza respiro né battito di cuore, Fabrice Ndala Muamba, ventitreenne congolese a asso del Bolton, è rientrato nella vita. Sabato 17 marzo era stato colpito da un infarto in campo, nella partita contro il Tottenham, ma ora il campione è fuori pericolo (riquadro a destra), addirittura parla. E la sua stupefacente esperienza ha riaperto la questione del sottile confine tra la vita e la morte, e ancor più precisamente tra il morire e il tornare a vivere.Enrico Facco, 60 anni, professore di anestesiologia e rianimazione all’Università di Padova, è una della massime autorità italiane ed europee in materia.

Dal 1974 lavora nei reparti di rianimazione: prima come studente, poi come ricercatore, infine come anestesista-rianimatore e specialista in neurologia. Appassionatosi al tema, Facco da tempo conduce ricerche approfondite sul coma, sullo stato vegetativo, sulla morte cerebrale, e ha scritto oltre 200 pubblicazioni. «La morte è da sempre la mia compagna di lavoro, la collega di sempre» spiega. «È come una partita in cui invecchiando, ogni anno che passa, lei scopre una carta in più».  È possibile che non ci sia tortura peggiore, per uno scienziato, che studiare qualcosa su cui non si possono condurre esperimenti, che non può essere testato né raccontato.

Ma Facco ha rotto il silenzio e pochi mesi fa ha sconvolto la comunità scientifica con il suo ultimo saggio: Esperienze di premorte, scienza e coscienza al confine tra fisica e metafisica (Altravista edizioni). Lo studio tratta delle esperienze vissute da 20 pazienti colpiti da lesioni cerebrali, arresti cardiaci, shock anafilattici, e per questo dati per spacciati ma invece tornati in vita. La storia, insomma, di chi è riuscito a traghettare le propria anima all’inverso, da questa parte dello Stige. Quella che i pazienti intervistati da Facco hanno sperimentato, tecnicamente, si chiama Nde, near death experience: esperienza vicina alla morte. E sono molte le scoperte.

Le esperienze (che riguardano donne e uomini, credente e atei) hanno caratteristiche comuni e coinvolgono una quota che oscilla fa il 15 e il 18 per cento delle persone colpite da arresto cardiaco. Molto più di quanto si potrebbe pensare e, nonostante una certa ritrosia nell’ammetterlo da parte dei tecnici ospedalieri, un fatto clinico accertato al di là delle descrizioni di Facco. Uno dei due casi più impressionanti, fra quelli raccontati nel libro, riguarda un uomo anziano che arriva al pronto soccorso di Padova in arresto cardiaco. Durante le manovre di rianimazione un’infermiera, per intubarlo, gli toglie la dentiera e la ripone in un cassetto. Dopo alcuni giorni, risvegliato dal coma, l’uomo viene accompagnato a fare due passi in corridoio da una figlia. Subito riconosce il corridoio, la stanza, l’armadietto.

Spontaneamente cerca nel cassetto e vi trova la sua dentiera, dimenticata dai medici nella foga della rianimazione.Matteo invece entra in coma dopo essere finito con l’auto contro un muro. «Vidi dall’alto un ragazzo su un letto di ospedale» racconta nel libro «e c’era a fianco una persona con un camice. Vedevo tutta la situazione intorno e riuscivo anche a leggere cosa c’era scritto sulla porta del reparto. C’era una ragazza bionda che piangeva e ricordo di aver visto un’infermiera che aveva rovesciato il carrellino delle medicazioni». Al suo risveglio, diversi giorni dopo, Matteo ha chiesto informazioni ai familiari: la ragazza bionda era un ex collega, conosciuta molti anni prima, e l’infermiera per quella distrazione aveva subito un richiamo.Giulio sperimenta il coma dopo un incidente contro un camion. Nel suo racconto si legge: «Vedevo la sala operatoria, i medici, gli infermieri che mi stavano intubando. Come in un film, sentivo ogni cosa, anche quello che dicevano i medici… comprese le battute e le stupidaggini. Uno di loro era basso, bruttino, capelli ricci e barba, e ha detto: “Questo non passa la notte” ». Aperti gli occhi, dopo cinque giorni, Giulio ha riconosciuto il medico e non ha mancato di ricordargli quanto aveva da lui sentito.I casi sono impressionanti: c’è il paziente che fornisce la descrizione degli strumenti adoperati su di lui durane l’operazione per una frattura al cranio (impossibili da vedere anche semplicemente per la presenza dei teli di protezione); c’è la donna capace di riferire i dettagli del parto che le è stato indotto mentre, colpita da una grave emorragia interna, era sotto operazione; c’è l’altra paziente con un’aorta perforata che racconta la sequenza di errori commessi da una infermiera alle prime armi su di lei (e questa rivelazione ha addirittura portato la struttura ospedaliera ad aprire un procedimento interno).Esperienze documentate insomma, che non possono essere liquidate come superstizione o suggestione: «Anche perché» sostiene Facco «avere pensieri ed esperienze così elaborate nei pochi secondi o minuti in cui l’elettrocardiogramma è piatto è assolutamente impossibile».

 E tutti i casi hanno caratteristiche comuni: la visione dall’alto della sala operatoria o del letto d’ospedale, la percezione di un tunnel con in fondo una luce, incapacità di stabilire il fluire del tempo, disagio al momento del risveglio. Nelle 400 pagine del libro si passa dalla filosofia alla neuroscienza, dagli studi sugli effetti delle droghe (solo per certi aspetti simili alle esperienze di Nde) alla fisica quantistica. «Forse» dice Facco «dovremmo ammettere che nella nostra visione del mondo c’è qualche parte fondamentale che manca». D’altra parte, conclude, «nessuno ha mai saputo spiegare come 1 chilo e mezzo di budino grigiastro riesca a tradurre attività elettrica in pensieri ed esperienze come la musica, l’arte, la poesia…». O il calcio, che per alcuni è un’arte. Come potrebbe consapevolmente raccontare Fabrice Muamba, campione di football: l’ultimo redivivo.

di Riccardo Bastianello

Settimanale Panorama | Scienze & Miracoli

Esperienze di premorte; Scienza e coscienza al confine tra fisica e metafisica

Vedi articolo originale »»»

 

Vai alla scheda del libro