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Tavola rotonda “Antropologia della salute”

Tavola rotonda “Antropologia della salute”

Venerdì 23 settembre ore 20.30 - Polo Universitario Asti Studi Superiori

Seminario Dimensione salute e condizione umana
 

in occasione del
 

XIX Congresso dell'Associazione Antropologica Italiana
 

1961-2011: CINQUANT’ANNI DI CONGRESSI. 
PASSATO, PRESENTE E FUTURO DELL’ANTROPOLOGIA  

Dipartimento di Biologia Animale e dell’Uomo
Torino, 21-24 settembre 2011

Comitato scientifico
Prof. B. Chiarelli (Università di Firenze)Prof. L. Sineo (Università di Palermo)Prof. Fulvio Palma (Università di Urbino)Prof. Vinicio Vito Savino (Università di Brescia)

Relatori:

  • B. Chiarelli, (Università di Firenze): Dalla rivista “Antropologia contemporanea” alla rivista “Antropologia della salute”;
  • V. Serino, (Università di Siena): Uomo e salute, un processo in divenire;
  • M. Andriola, (International Institute of Humakind Studies): Linee-guida di Antropologia della salute;
  • S. Focardi, (Università di Siena): Ambiente e salute: una nuova etica per l’Uomo del terzo millennio;
  • A. G. Drusini, (Università di Padova): Salute e processi di umanizzazione del sistema sanitario.


Marcello Andriola
International Institute of Humakind Studies

Linee-guida di antropologia della salute

L'antropologia della salute e l'etnomedicina rappresentano attualmente dei punti di riferimento essenziali per una necessaria rivisitazione della prassi medica. I loro approcci (culturalmente orientati) alla salute, così come alla malattia, suggeriscono la possibilità di un percorso clinico “integrato” che non si limiti ad una visione strettamente biologica dell'essere umano, ma che si volga a contemplare i cinque aspetti fondamentali costituenti la persona: Quello organico;Quello psichico;Quello mentale;Quello ecologico;Quello culturale.Grazie all'interdisciplinarietà dell'antropologia della salute, criterio maturato nel corso di ricerche condotte sulle società cosiddette tradizionali, si è acquisita un'idea di fare medicina che comporta una diversa concezione di ciò che siamo soliti definire malattia o terapia. Tale dispositivo clinico investe sulle capacità stesse del soggetto, ritenuto il solo in grado di assicurare un esito favorevole alla terapia. Ogni guarigione è sempre un'auto-guarigione; pertanto il processo terapeutico ha il dovere di trasferire le competenze dello specialista medico al paziente stesso, il quale, avvalendosi delle rappresentazioni eziologiche proprie della sua storia culturale, riuscirà a tradurre la sofferenza in atto in un linguaggio socialmente condiviso e di più semplice accessibilità. Gli studi di antropologia della salute hanno dimostrato come la mente, le emozioni, la personalità, il corpo, e persino gli organi interni siano tutti elementi avvertiti dall'uomo quali categorie culturali, così come la percezione del dolore e il riconoscimento della malattia sono processi in parte appresi attraverso i rapporti e le interazioni sociali.

Brunetto Chiarelli
The international Institute  of humankind Studies; Università di Firenze.

Dalla rivista “Antropologia contemporanea” alla rivista “Antropologia della salute”.

L’intervento  ricostruisce il contributo storicamente recato dalla rivista “Antropologia contemporanea” allo studio della Storia naturale dell’Uomo, considerandone sia le origini che l’evoluzione biologica e culturale. In questo contesto la rivista si è adoperata per una ridefinizione della Antropologia intesa, appunto, come complesso di studi riguardanti l’origine e l’evoluzione fisica e socio-culturale dell’uomo. Proprio a ragione di questo nuovo modo di interpretare la ricerca intorno all’Uomo, “Antropologia contemporanea” ha favorito una serie notevole di ricerche che hanno trattato sia lo studio della specie umana come unità zoologica, che la sua straordinaria capacità di adattamento all’ambiente, grazie anche alla propria non comune versatilità culturale. “Antropologia della Salute”, editata a partire dal 2010, idealmente  prosegue lungo il tracciato di “Antropologia Contemporanea”, che ha certamente contribuito al rinnovamento della disciplina e alla sua promozione nelle Facoltà di Scienze del nostro Paese. Più precisamente, allora, l'intento di “Antropologia della Salute” è quello di promuovere un interesse antropologico anche nelle Facoltà mediche e nelle strutture sanitarie, nell'ambito di una visione evoluzionistica delle caratteristiche morfofunzionali del corpo umano e delle sue straordinarie funzioni cognitive. Tutto ciò con l'obbiettivo primario della ricerca intorno alla  salute, individuale,collettiva ed ambientale, nella consapevolezza delle dure sfide che attendono l’Uomo negli anni a venire.

Silvano Focardi
Dipartimento di Scienze Ambientali “G. Sarfatti”, Università di Siena

Ambiente e salute: una nuova etica per il terzo millennio

Gli ecosistemi rappresentano i sistemi di sostegno per la vita sul nostro pianeta; tutte le specie, uomo compreso, per mantenersi sane hanno una necessità fondamentale di risorse come il cibo, l’acqua dolce e l’aria.  I servizi che ci forniscono gli ecosistemi sono quindi indispensabili per la salute dell’uomo sul pianeta; l’inquinamento di queste risorse o le modifiche nei loro flussi possono colpire i mezzi di sussistenza ed il reddito delle popolazioni causando migrazioni o anche conflitti politici. La risultante di tutto questo determina insicurezza economica e fisica ed un forte impatto sulla salute. Le relazioni tra cambiamenti ambientali e salute dell’uomo sono certamente complesse, perché spesso indirette, distribuite nello spazio e nel tempo, e dipendenti da numerose cause. I cambiamenti climatici,  ad esempio, possono causare seri danni alle produzioni agricole, alle barriere coralline e alla pesca, portando a malnutrizione, deficit di crescita nei bambini e diffusione di malattie infettive. La salute è a rischio anche per l’uso e l’abuso di prodotti chimici tossici e persistenti che si diffondono nell’ambiente e penetrano nelle catene alimentari inquinando le acque, l’aria e il cibo. Questi contaminanti possono causare infatti effetti negativi su vari organi e sistemi. L’esposizione a bassissime concentrazioni di policlorobifenili e diossine, ad esempio, può causare disfunzioni ormonali, interferendo con i sistemi endocrini e danneggiando la riproduzione, ma può portare anche a patologie gravi, fino alla cancerogenesi.Potrà l’uomo sopravvivere a queste condizioni ambientali? Con una popolazione di sette miliardi di individui e con le grandissime differenze sociali del pianeta, non è certo semplice affrontare questo tema, che rende sempre più imperativo lo sviluppo sostenibile nel terzo millennio. Per quanto concerne le possibili conseguenze sulla salute umana, il criterio base della sostenibilità è costituito dal rispetto delle soglie di ammissibilità dei vari tipi di rischio e d’impatto. La questione è certamente una delle più spinose e controverse, tuttavia la fissazione delle soglie di ammissibilità è un passo inevitabile se si vuole definire, con un minimo di certezza, ciò che può essere ritenuto sostenibile dal punto di vista della sicurezza per la salute umana. Il problema della sostenibilità diventa allora quello di definire i criteri che devono orientare il comportamento nei confronti dell’ambiente. La sostenibilità degli impatti ambientali, conseguenti all’attività economica, mette in gioco l’economia stessa, il cui funzionamento deve essere reso ambientalmente compatibile. La vita rischia di essere il bersaglio finale d’impatti distruttivi e il patrimonio di memoria e di paesaggio può essere cancellato irrimediabilmente da un’attività economica deregolata. Vi è infine la questione etica derivante dall’iniqua distribuzione degli impatti ambientali. È con riferimento a queste diverse questioni che occorre definire i criteri del comportamento ambientalmente sostenibile. Una nuova etica per il terzo millennio.

Vinicio Serino
Università di Siena.

Uomo e salute, un processo in divenire

L’intervento ripercorre la vicenda del complesso rapporto tra Uomo e salute, come si è registrato nell’ambito del nostro territorio nazionale attraverso i valori di riferimento che, storicamente, hanno orientato l’agire per la tutela e la salvaguardia della corporeità umana a partire dalle prime forme – note – di istituzioni sanitarie. Quindi valori come quello, iniziale, della carità cristiana, alla base della genesi degli “Spedali” medievali; per passare, con la formazione degli stati moderni, al valore della assistenza socio-sanitaria, declinata in primo luogo come tutela delle condizioni igieniche e, quindi, come principio fondante di trattamenti terapeutici essenzialmente praticati ex post; per arrivare al valore della solidarietà umana, sul quale si fonda l’attuale ordinamento welfare, agente secondo i criteri della prevenzione, della cura e della riabilitazione. La conclusione dell’intervento sarà dedicata all’analisi prospettica del futuro del nostro Servizio Sanitario Nazionale le cui modalità di intervento risultano sempre più modulate sul principio della efficienza funzionale: tale orientamento potrebbe comportare il rischio di elevare al rango di valore un criterio meramente economicistico – come, appunto, quello dell’efficienza-  con la conseguente eventualità, tutt’altro che remota, di una “revisione” dell’attuale modello di tutela che verrebbe trasformato in un sistema di imprese della salute, autonome sia nella gestione che nel reperimento delle risorse – in primis quelle finanziarie -  naturalmente vocato ad agire secondo i classici canoni della competizione e della massima produttività, con più attenzione per gli equilibri di bilancio che per la salute dell’Uomo.