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Professione antropologo. Antropologia fisica al servizio dell’innovazione

Professione antropologo. Antropologia fisica al servizio dell’innovazione

Se c’è un libro di testo che consiglierei senza alcun dubbio a tutti coloro che avessero la curiosità di esplorare le vie dell’Antropologia una materia che ha attecchito in moltissimi Paesi del mondo e che non finisce mai di esplorare l’uomo in tutti gli ambienti e in tutte le latitudini, non avrei esitazioni a suggerire tra gli altri il testo di Moreno Tiziani, Professione antropologo (Edizioni Altravista, 2011).
Più che un un testo, questo libro è una guida, scritta in modo semplice e esauriente, disegnato apposta per chi desidera "capire" l’uomo in tutta la sua complessità e alterità.
Anthropos estìn 'o pantes idmen, dicevano i Greci, uomo è ciò che tutti noi conosciamo.
Ma fin dove arriva oggi la conoscenza dei nostri simili? E che cosa spinge il vero antropologo ad abbandonare la sua comoda cattedra universitaria per andare in cerca di mondi sconosciuti?
La risposta non può certo essere univoca, ma è chiaro che è proprio in questa tensione di conoscere ciò che ci rende umani che sta la chiave della nostra evoluzione, sebbene l’uomo sia un animale, cosa che non dobbiamo mai dimenticare.
Certo, l’uomo è un animale, ma un animale che parla, che si rappresenta il mondo e dà non solo l’immagine, ma una spiegazione di questo mondo, mettendolo davanti a sé e cercando di interpretarlo.
L’antropologo non è uno specialista: potremmo chiamarlo uno specialista del generale che cerca riscontri nelle attitudini nostre e in quelle degli "altri", i cosiddetti altri, perché la nostra diversità è solo apparente.
Pochi studiosi al mondo hanno contribuito ad accrescere la nostra comprensione della complessità umana,o ipercomplessità. Tra questi, un posto di primo piano va senza dubbio allo scienziato francese Edgar Morin: Il suo libro Il paradigma perduto. Che cos’è la natura umana non ha perso pressoché nulla della sua freschezza e della sua attualità.
Con il solo ausilio del ragionamento, Morin ci porta sulla strada che conduce all’analisi della complessità della natura umana e ci spinge alla riflessione e alla comprensione delle saldature epistemologiche, al sapere nel senso più alto.
Andare oltre la visione meccanicistica dell’evoluzione umana significa incrociare le antiche opposizioni uomo/animale, natura/cultura, innato/acquisito, ma anche superare gli 'ismi: naturalismo, biologismo, evoluzionismo.
Noi sappiamo di essere animali della classe dei mammiferi, ordine dei Primati, famiglia degli Ominidi, genere Homo, specie sapiens; che il nostro corpo è una macchina da 30 miliardi di cellule, che il cervello ela bocca con cui parliamo sono organi biologici.
Ma sapendo questo, non sappiamo ancora nulla, al di là del fatto che il nostro organismo è costituito da combinazioni di carbonio, idrogeno, ossigeno e azoto.Sappiamo di essere dei Primati, ma anche di non esserlo, convinti di essere sfuggiti dal dominio della natura e di essere entrati, da soli, in quello della cultura. E pur essendo un prodotto della natura, non siamo forse esseri extra-naturali, o sopra-naturali?
A cominciare da Bacone e Cartesio, oggi l’uomo molto spesso pensa contro la natura, certo che la sua missione sia quella di dominarla, renderla schiava, conquistarla, sottometterla.Ritornare al passato dell’uomo è un percorso utile e necessario per sapere chi siamo e dove stiamo andando: e questo è anche lo scopo di questo libro.

Recensione a cura di Andrea Giovanni Drusini

Andrea Giovanni Drusini, antropologo, è professore straordinario presso il Dipartimento di Scienze MedicoDiagnostiche e Terapie Speciali dell’Università di Padova. Nella sua lunga carriera ha partecipato a spedizioni scientifiche in diversi luoghi del mondo, tra cui Chiapas (Messico), Isola di Pasqua (Cile) e Nazca(Perù). Attualmente sta lavorando al Progetto Nazca diretto dal prof. Giuseppe Orefici, Direttore del CISRAP di Brescia, progetto patrocinato dall’UNESCO e dal Ministero Affari Esteri Italiano.

Professione Antropologo

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